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blogosfera

Bloggocracy

Quindici anni fa il primo blog? All’incirca direi di sì. Jorn Barger nel dicembre del 1997 aveva tra i suoi propositi di segnalare sul suo blog tutto quello che reputava “migliore” e interessante dentro il web.

Sappiamo bene che del web umanamente parlando riusciamo a raschiare una minima percentuale di quello che effettivamente è presente nella matassa di informazioni e luoghi digitali. Potremmo quasi dire che il termine “navigazione” è usato impropriamente: ai tempi di Colombo si navigavano le acque alla ricerca di una nuova meta, un nuovo mondo da scoprire e da sfruttare, la terra si reputava sostanzialmente finita. Oggi si naviga il web sostanzialmente alla ricerca di opinioni, anche se la maggior parte delle volte sono le opinioni che cercano noi.

In un certo senso, invece, il web è infinito. La Blogosfera   conta milioni di blog in tutto il mondo; stando alla ricerca condotta da technorati fino al 2007 erano attestati intorno ai 112 milioni.

Il giornalista di oggi inevitabilmente si trova a fare i conti con la sua antitesi: il Blogger (con la maiuscola). Ma perché? non è forse più credibile un giornalista rispetto a un pincopallino qualsiasi che parla di cose futili, meno obiettive e meno visibili, con un linguaggio tutt’altro che accademico? No.

Nella società della velocità, dove la sovrabbondanza di informazioni fa sì che l’informazione stessa diventi povera, sempre uguale a se stessa e sia consumata con una logica di fast food, conta sempre più spesso l’opinione, la testimonianza diretta ed è sempre meno attraente la notizia flash presa dall’agenzia.

I lettori dei blog sono sempre meno blogger di quanto si pensi. Il lettore modello di blog si avvicina a un blog qualsiasi quando cerca una informazione più precisa, dettagliata, più vicina alla sfera pratica quotidiana: in due parole ricerca la testimonianza di una persona comune. Quando trova l’ambito di suo interesse si avvicina a un blog accreditato, con tanti commenti, che viene curato giornalmente.

L’economia e i centri d’interesse hanno capito alcune cose, ma sopratutto hanno chiamato alcuni blogger “influencers”. Capite voi il perché.

Informazioni su clare_lemmon

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  1. Pingback: La cultura dislocata « In un altro post - 4 Maggio 2011

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